venerdì 18 giugno 2010

Elogio dell’orso coprolalico – Mr. Wiggles di Neil Swaab


Neil Swaab lo ha creato come orso di pezza; poi Mr. Wiggles ha fatto carriera, tanto che per un certo tempo ha anche svolto le funzioni di Dio mentre questi si prendeva un periodo di riposo. Certo, il suo metodo di lavoro era opinabile e ha quasi mandato i cieli a puttane mentre li trasformava nel mega–party più frenetico che si sia mai visto. 

La strip dell'osceno orsetto può apparire feroce, la sua satira intemperante oltre ogni limite e decenza. E feroce lo è per davvero. Ma la ferocia di Swaab nasconde, neppure troppo, un profondo amore per quell’umanità così violentemente irrisa da Mr. Wiggles. La cui satira non è eccessiva: è satira. Ovvero è tanto migliore quanto più risulta offensiva, smodata, maligna: deve essere una lente deformante, e perciò volgere in caricatura e in ridicolo dei tratti reali, ma altre regole non ce ne sono. Se una striscia comica a fumetti ci offende può essere salutare, a patto di ricercare spassionatamente le cause di quel sentimento e verificare gli schematismi, i preconcetti e le rigidità in eccesso che limitano il nostro raziocinio. A patto di comprendere che condurci infine a ridere di quell’offesa è la migliore arma che la satira possa metterci in mano per superare tali limiti e sviluppare una vera libertà di pensiero.
La copertina della prima raccolta italiana delle strisce

Che le strisce dell’orso svelino anche un atto d’amore non lo si vede riflesso solo nella presenza dell’autore nel fumetto a fare spessissimo da spalla – e vittima –  a Mr. Wiggles. Il Neil Swaab di china che espone con candore i piccoli grandi tic, fobie, entusiasmi da fan, e più in generale il paradigma completo della vita di un nerd sfigato, è ritratto non con autoindulgenza ma con tenerezza e ironia che travalicano l’autobiografia per farsi ritratto generazionale e culturale. Questo affetto non inficia mai la lucidità di Swaab nell’analizzare le manie e le debolezze del personaggio né la vera e propria brutalità con cui gliele mette alla berlina. Ma accanto a lui e a Mr. Wiggles troviamo ancora tutta una umanità per la quale l’autore di carne dimostra lo stesso affetto. Per quanto possa sembrare paradossale, questa premura di Swaab emerge proprio dalla rappresentazione che di questa umanità dà: laida, infantile, ottusa, drogata, pervertita, sciocca, ignorante, frivola, fuori di testa, sconnessa dalla realtà. Emerge perché Swaab ne mostra al contempo l’indifesa ingenuità, la bizzarra sincerità di fondo, la goffaggine, la solitudine e il bisogno di essere amati che essa genera. Emerge anche perché Swaab opera una riuscita fusione grafica di tratto underground e rotondità nel segno, scelta che riesce a esaltare entrambi i registri stilistici coinvolti: l’empatia con i personaggi e la benevolenza verso di loro; e il parossismo di violenza, verbale e fisica, che gli scarica addosso.    

Poi c’è lui, l’orso. Se non fosse irresistibile sarebbe il candidato che tutti voteremmo per l’internamento a vita in un manicomio criminale.  O forse è più corretto dire che è irresistibile proprio perché è questo candidato ideale.  Citate una perversione sessuale (preferibilmente con risvolti penali) e lui ne è affetto. Citate una sostanza psicotropa in qualche modo assumibile e lui sicuramente ne ha fatto o ne fa uso (o ne farà). Di Mr. Wiggles è la mano che trovandovi in difficoltà vi tirerà a bordo della zattera di un naufragio: perché farete da scorta di proteine. Insomma il personaggio è questo. E’ un bastardo. Sarebbe un bastardo se non fosse irresistibile. O forse è così irresistibile perché è un tale bastardo. Però un bastardo positivo (lui correggerebbe con una risata: sieropositivo). Positivo perché assolve in pieno e al meglio quella funzione satirica di cui dicevo più sopra, portando all’ingrandimento massimo la lente deformante sotto la quale Swaab pone comportamenti (non solo) sessuali, abitudini, idee di noi tutti esseri umani, e rivelandoceli per quelle follie della nostra psiche che spesso sono. La ferinità di Mr. Wiggles ci permette di mantenere un’ultima illusione di non identificazione con lui, necessaria a che la frustata della satira non si volga in disperazione. Sappiamo che si tratta appunto di un’illusione, ma poter fingere che non sia così ci permette di ridere e riflettere senza cedere al pessimismo. La miglior satira non si esaurisce in quel compito destruens che le è proprio, ma stimola appunto l’analisi della realtà mostrandola più nuda di come appare ai nostri occhi velati da pregiudizi, autocommiserazione o altro.

In genere l’eccessività di personaggi come Mr. Wiggles è funzionale alla necessità di permettere ai lettori di sentirsi migliori di loro e poter abbandonarsi alla risata (magari con un pizzico di nervosismo sotterraneo). E ciò sembra evidente con Mr. Wiggles: è difficile immaginare di essere peggiori di questo ubriacone rotto davvero a qualsiasi esperienza sessuale e con sostanze di ogni genere; un sociopatico, psicopatico, coprolalico. Ma in realtà l’orso non scende neppure in competizione con i suoi lettori (a parte che lui ovviamente vuole essere peggiore di tutti): l’estremizzazione verbale e comportamentale impressa da Swaab è molto più funzionale a fare del personaggio la fotocamera del lettore sul mondo. Un mondo rappresentato più marcio di come forse è, ma che rappresenta il concreto pericolo del nostro futuro, un futuro sempre più vicino.
La copertina della seconda raccolta italiana

Le strisce di Mr. Wiggles appaiono ormai da lungo tempo sul settimanale Internazionale, e in anni più recenti l’editore della rivista, Fusi Orari, ne ha inoltre proposto due raccolte, nelle quali hanno trovato posto anche alcune strip che erano state ritenute troppo “forti” per la pubblicazione su Internazionale. Ah, mondo! ;–)

I siti dell’autore e dell’orso:
http://www.mrwiggleslovesyou.com

Nessun commento:

Posta un commento