mercoledì 12 maggio 2010

Impressioni a caldo su Caravan n.12: I cancelli dell'Eden

Ci sarà modo di tornare su Caravan, ampiamente; e spero di farlo partendo dal primo albo. Propongo solo qualche impressione a caldo dopo la lettura del capitolo finale della miniserie.

Il dodicesimo albo di Caravan chiude tutti i discorsi.

Il bildungsroman di Davide Donati in primo luogo. Il bambino che tirava rigori su un campo di calcio è ora un uomo maturo. E il percorso compiuto è stato descritto in modo magistrale, con una finezza psicologica e narrativa rare.
Il potere. O, davvero, meglio, il Potere. Caravan è un trattato sui modi, i tempi, le strutture e i percorsi mentali del Potere al giorno d'oggi. Quello esercitato e quello subito. In fondo le nuvole riassumono in sé il significato di tutto il complesso dei media (lo strumento privilegiato del Potere), ormai innesco di tutti i nostri bisogni, le paure, gli input mentali e perfino quelli fisici. E l'apparizione delle nuvole "vere" alla fine è ancora una volta perfettamente coerente: il pericolo mediatico diventa reale, come è per noi. Reale e inconoscibile. Reale e manipolatore. L'acquiescenza di Chester e tutti gli altri è l'acquiescenza di tutto il mondo occidentale rispetto a quel che sta avvenendo in questi ultimi decenni: la sottrazione di libertà; l'uniformazione del pensiero; la cancellazione degli spazi critici; la riduzione in servitù del lavoro. Nella Genesi è stigmatizzata la vendita della primogenitura da parte di Esaù in cambio di un piatto di lenticchie: Esaù aveva la giustificazione di essere affamato, noi uomini occidentali non l'abbiamo.
Un primo piano di Davide Donati

 Si chiude il percorso di scardinamento delle regole narrative bonelliane - che ne conferma la flessibilità per altro: la serie si conclude senza conclusione (apparente), eppure è senza dubbio il fumetto bonelliano più completo in ogni suo dettaglio; perché il più rigoroso nell'impianto "filosofico".

In una temperie nella quale ci si ammanta di fighezza perché si "contaminano i generi", Caravan si è burlato del concetto stesso di genere, facendone uso a piene mani quando gli serviva, e distanziandosi sideralmente da ogni possibile etichetta di genere per plasmare semplicemente una narrazione libera da ogni schema che non fosse l'idea che stava dietro la serie.

E ora, la prossima mini...   
Michele Medda

Nessun commento:

Posta un commento